Biografia
Adriano Vignando
Adriano Vignando inizia il suo percorso artistico durante l’adolescenza, sperimentando per un certo periodo anche l’arte della scultura. Dopo il liceo artistico, consegue nel 1983 la laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano.
La passione per la pittura lo porta a studiare le tecniche usate dai maestri del passato; inizia presto ad operare sia come affreschista decoratore che come restauratore di affreschi, ambito nel quale ha ottenuto dal Ministero dei Beni Culturali l’abilitazione e la specializzazione di restauratore che gli permette di intervenire sia su affreschi che su sculture lapidee vincolate. Attualmente insegna Arte alla scuola secondaria e tiene corsi di disegno ed acquerello. Alla sopracitata attività lavorativa ha affiancato quella di artista, attività che ha coltivato pur esponendo raramente le sue opere.
Fermamente convinto del grande potenziale che l’arte può avere, anche nella sua intrinseca facoltà di aiutare ad elaborare le emozioni, da anni utilizza la pittura anche come un “canale” preferenziale per la comunicazione interiore. Ha conseguito un Master Accademico di I° livello In Artiterapie presso l’Accademia di Belle Arti di Brescia L.A.B.A.
Credendo che tutto il visibile è vitalizzato da energie invisibili delle quali spesso non abbiamo consapevolezza, sente l’esigenza di rappresentarle come può. Questo è il suo mondo; un immaginario dove reale e surreale, mistico e sensuale si incontrano, e un po’ come nei sogni spesso le immagini si susseguono senza una reale apparente concatenazione logica. Dal 2022 rientra fra gli Artisti in permanenza al Centro Leonardo da Vinci Art Expo Milano.
Testo critico
Le opere di Adriano Vignando sono prodigi di rara sensibilità. Come soffi generatori, irradiano icone e colori che da sempre nidificano nell’anima, archetipi di luce giunti dai meandri del subconscio.
La mistica dell’immagine è impreziosita attraverso una tavolozza che attinge da profondità cosmiche e insondabili. L’artista scorge tracce di sublime negli incavi del reale e le riveste di espressioni cromatiche dall’ineffabile levità.
Sono afflati d’altrove a smuovere la forza creativa del femminile, spesso protagonista di radiose visioni; magie carezzevoli si dipanano in danze floreali, creature pulsanti di vita galoppano trasportate da un vento etereo.
L’artista ricerca volutamente il dialogo col sacro attraverso lo scambio vicendevole tra mano e anima, connesse dal centro vibrante del cuore. Ogni campitura cromatica ha la sua intuizione d’essere: nel viaggio iniziatico della pennellata può diventare goccia di rugiada o lacrima d’angelo.
L’artistica introspezione non si traduce in sterile solipsismo, ma diventa fecondo anelito verso l’infinito che tocca corde universali.
Un lessico spirituale, quello di Vignando, che azzera ogni tentativo di incasellamento, per provocare ammutolito stupore davanti al mistero supremo: “a l’alta fantasia qui mancò possa” (Par. XXXIII, 142).
Come il viator Dante, anche Adriano Vignando compie il suo tragitto animico per approdare al Sublime. E lo fa con un’arte onirica ed elargita dall’Alto, ponte metafisico tra visibile e invisibile.
Angela Patrono
Opera rappresentativa
Adriano Vignando
Rosa mistica
Olio su tela
50 x 50 cm