Biografia

Luca Siniscalco

È Professore a contratto di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano (UNIMI) e presso l’Università eCampus. Insegna “Filosofia contemporanea”, “Storia e cultura dell’esoterismo”, “Letteratura e storia contemporanea” presso UniTreEdu.

Ha curato saggi di E. Jünger, N. Sombart, W.I. Thompson, A.J. Heschel, J. Josipovici, E. Niekisch, J. Evola. È redattore di «Antarès – Prospettive Antimoderne» (Edizioni Bietti) e delle riviste accademiche «Informazione Filosofica», «Medium e Medialità», «Education & Learning Styles».

Suoi articoli e saggi sono apparsi su numerose riviste scientifiche e divulgative, quotidiani, e in svariate antologie.
Ha curato numerose mostre d’arte (personali e collettive). Collabora da anni col movimento “Verso un Nuovo Rinascimento”, in qualità di curatore, relatore ai Festival annuali e membro del comitato filosofico “Panta rei”.

Tra gli “Autori in permanenza al Centro Leonardo da Vinci Art Expo Milano”.
Collabora come editor con diverse case editrici.

Libro

Luca Siniscalco

Passione di verità

È una lotta a mani nude con la verità, questo libro di Abraham Joshua Heschel (1907-1972), che Luca Siniscalco ha curato da un punto di vista editoriale, scrivendone l’introduzione.

L’autore, rabbino e filosofo di origini polacche, saggia una tradizione sapienziale ebraica – quella chassidica – con gli strumenti del pensiero. Per tematizzare la “passione della verità” Heschel si serve di tre carismatiche figure, gli splendidi protagonisti del saggio. Due ebrei e un cristiano protestante: Reb Menahem Mendl (il “Rabbi di Kotzk”, il “Kotzker”), Reb Israel, (il “Baal Shem Tov”) e Søren Kierkegaard. Il Baal Shem Tov e il Kotzker diventano emblemi di due possibili – e antitetici – approcci al divino, alla vita spirituale e, pertanto, alla verità. Se il primo esorta ad apprezzare il mondo, a riconoscervi i segni analogici che guidano a Dio, il secondo percepisce la falsità, contingenza e illusione del piano sensibile, predica il distacco dalle cose. Laddove il primo riconosce l’omologia di corpo e anima, il loro rapporto fertile, il secondo ne mette in luce il dissidio, ne approfondisce l’intima lacerazione.

La posizione del Kotzker viene affiancata da Heschel alla filosofia di Kierkegaard, all’attitudine interiore del filosofo danese, con il quale, nonostante alcune rilevanti differenze, l’affinità di temi e sensibilità è evidente. In questa triangolazione, Heschel non prende posizione a sostegno di un unico autore o di uno specifico orientamento al sacro. Spiega, piuttosto, come la sua vita di praticante si sia sviluppata proprio nella contaminazione fruttuosa fra il magistero del Baal Shem Tov e gli insegnamenti del Kotzker.

Abitare la passione della verità non significa allora, per Heschel, conoscere il vero nella pienezza della sua estensione, bensì incedere coraggiosamente nella pratica che può condurci ad esserlo. Anche nella nostra età moderna, in cui «la saggezza suggerisce che si debba poter essere uniti al mondo, ma nello stesso tempo essere capaci di lavarsene le mani, di essere dalla parte del mondo e insieme esserne fuori».

Intervista

– Decolliamo volando dritti al punto: cos’è la scrittura per te e quando è scoccata la scintilla per intraprendere il tuo cammino in qualità di scrittore?

Rispondo con la citazione di un titano della cultura europea, Franz Kafka, che tengo da anni appesa sulla scrivania e che mi ricorda come certi compiti travalichino la nostra volontà individuale: la scrittura è una pratica necessaria, «è la mia battaglia per l’autoconservazione» – in senso spirituale, ovviamente. Una passione antica, nata durante l’infanzia, perdurata nell’adolescenza e “conflagrata” nel periodo universitario.

– Se tu potessi andare a cena con un grande autore passato alla storia, chi immagini al tavolo con te? Siamo curiosi, raccontaci! Di cosa parleresti? Che cosa ti piacerebbe chiedergli?

Sono decine gli autori che mi hanno profondamente affascinato e che sarebbe tremendamente emozionante conoscere, ma propendo per una risposta istintiva: Friedrich Nietzsche. Al profeta di Zarathustra non vorrei domandare nulla di specifico, ma scorgere il suo commovente incedere nella verità – della parola, della poesia e del mito.

– Fai parte del Nuovo Rinascimento e di un’Associazione come “Verso un Nuovo Rinascimento APS” che ha a cuore la diffusione della Bellezza nella nostra società contemporanea, in tutti i settori. Che ruolo ha per te la Bellezza? Diceva Dostoevskij che la Bellezza salverà il mondo, tu cosa ne pensi?

Depurata di un certo utopismo che non mi appartiene, condivido la celebre tesi di Dostoevskij. Il parricidio della Bellezza è uno dei più gravi crimini dell’Occidente e della modernità, perché sottrae all’uomo una delle più potenti esperienze capaci di sublimare e trasfigurare la nostra esistenza “gettata” nel mondo.

Per carità, certamente è necessario evitare la cristallizzazione statica e reificante della Bellezza, la sua subordinazione alla maniera, la sua ricerca scolastica e monotonica. Ma altrettanto necessario è favorirne la manifestazione come forza cosmogonica, quale esibizione, nella dinamica di presenza e assenza che le appartiene, delle strutture fondamentali del cosmo. Da questa sintetica rilettura dell’idea di Bello, e facendo perno sulla costitutiva relazione fra soggetto e oggetto nel disvelamento di una estetica originaria – capace cioè di lambire l’Origine, il darsi aurorale, cosmogonico e archetipale del Reale –, possiamo ipotizzare pertanto una vigenza (in)attuale e ontolo¬gicamente pregnante della Bellezza come ineliminabile sfondo di qualsiasi esperienza artistico-estatica.

La Bellezza salverà il mondo perché senza di essa il mondo non può propriamente darsi alla nostra esperienza, non nelle forme del senso e dell’unità.

– A Milano abbiamo aperto il nuovissimo Centro Leonardo da Vinci Art Expo, centro artistico-culturale di via Carlo Torre 24 dedicato alla Genialità; qual è la tua visione della genialità? Ti è mai capitato di pensare od esclamare la frase, rivolta a te stesso o a qualcun altro: “Sei un genio!”. Descrivi, se ti ricordi, la situazione.

Non penso di averlo mai esclamato, perlomeno con convinzione. La filosofia – soprattutto quella ottocentesca – ha riempito biblioteche di note a margine attorno a questa potente immagine, che è forse un sogno di completezza: la ricerca di un homo aestheticus capace di compendiare lo “spirito del tempo”, cucire lo strappo fra natura e cultura, dare forma plastica normativa all’idea di Bellezza… ma bisogna essere cauti nell’utilizzo di questo concetto, che ha in sé il pregio di rivendicare la possibilità concreta, reale e presente che la grandezza si manifesti nel mondo, ma anche il rischio di porci, per umiltà autentica o finta modestia, in una condizione di sudditanza rispetto ai grandi del passato, o di attesa passiva di una “illuminazione” esterna, indipendente da noi. Forse il vero genio è lo spirito sensibile che sa mettere da parte la propria individualità, facendosi latore di forze archetipiche, capaci, al contempo, di superare se stesso e di valorizzare il proprio stile.

– Una delle prerogative del nostro appuntamento annuale, il “Festival del Nuovo Rinascimento” è quella di unire mondi in apparenza diversi, come l’Arte e l’Economia, la Cultura classica e quella scientifica: tu, da scrittore, cosa ne pensi?

È precisamente una delle istanze su cui mi sono trovato più sinceramente concorde con l’Associazione. È ora di superare gli steccati disciplinari, così diffusi, purtroppo, nel mondo accademico in cui mi trovo a operare, e rammentare la centralità olistica dei rapporti fra le diverse forme di conoscenza. La sapienza, autentica, è una, pur declinandosi in molti modi (proprio come l’essere secondo Aristotele).

– Atterriamo con gusto: sei a cena e dal tuo tavolo puoi ammirare una splendida libreria che espone volumi di vari generi letterari, a fianco vedi anche un leggio che espone la Divina Commedia; il tutto è accompagnato da un perfetto sottofondo musicale: raccontaci ora il tuo menù ideale, dall’antipasto al dolce, vini inclusi. Orsù siamo in Italia!!

Opterei per un menù “di mare”: come antipasto, crudités, accompagnate da un calice di champagne; come primo piatto, risotto ai frutti di mare; come secondo, grigliata di pesce e verdure miste. Il tutto valorizzato da una bottiglia di Greco Bianco di Calabria. Concluderei la cena con un sorbetto al limone seguito dagli imprescindibili caffè e amaro.

– Ora che ci salutiamo lascia che il pubblico che ti legge si ricordi di te anche attraverso un tuo pensiero sintetico. La tua frase è:

Ardere senza dispersione.