Biografia

Maurizio Rastelletti

Maurizio Rastelletti, è un cantautore poliedrico che ha radici nel Gospel.

2015 – Incide e produce un CD indipendente dal titolo “INSEGUO UNA LUMACA”, ottenendo riconoscimenti e premiazioni sia nel campo musicale che in altri ambiti artistici.
2018 – Anno dell’incontro con Nando Bonini, ex chitarrista e collaboratore di Vasco Rossi, il quale riconosce nei testi di Rastelletti, originalità e profondità nei contenuti.
Nel 2019 Rastelletti e Bonini intraprendono la loro collaborazione artistica; le linee melodiche del cantautore sono arricchite dal supporto artistico musicale di Bonini; il progetto si concretizza nel CD intitolato “IL GUARDIANO”.

Le sonorità contemporanee , contaminate dal rock e dall’elettronica, creano un mix eterogeneo ed interessante di 10 brani; una sorta di “ponte generazionale” tra testi di un cantautorato maturo, miscelato a sonorità moderne.

Da segnalare inoltre, l’aspetto sociale del progetto; il brano “IL GUARDIANO”, che dà il titolo all’omonimo CD, è stato scritto da Maurizio dopo aver assistito alla testimonianza di una madre, in occasione della giornata mondiale del 2 Aprile, dedicata alla sensibilizzazione sulla tematica dell’autismo; un brano intenso ed emozionante.

Maurizio Rastelletti rientra fra gli Artisti in permanenza 2022 al Centro Leonardo da Vinci Art Expo Milano.
La collaborazione artistica con il Centro Culturale, trae origini sin dal 2016 con la partecipazione nel mese di Maggio, al Festival del Nuovo Rinascimento dell’edizione Milanese; partecipazioni proseguite nel 2018 con le edizioni di Trento a Marzo e Lucca a Giugno.

Recensione

Come sta il cantautorato italiano? Io direi finalmente meglio, perlomeno è in ottima ripresa dopo che in questi ultimi anni, superato il periodo down musicale e autoriale dei vari rapper e trapper impegnati a copiarsi testi e quei soliti quattro accordi in croce, sono riemersi i poeti della musica, i cantastorie della vita, i parolieri dell’anima. A volte, nella storia, soprattutto in quella delle arti, c’è bisogno di far traboccare il vaso prima di trovare il coraggio e la forza di cambiare pagina o di tornare a quella precedente, magari con più forza, con più intensità e perché no, con più modernità.

Maurizio Rastelletti è stato, per tutti coloro che lo hanno ascoltato, una splendida scoperta con le sue melodie che sanno interagire e dialogare con i testi, accompagnarli con un’armonia niente affatto scontata e che uniscono alle sonorità strumentali delle ballate romantiche quelle elettriche ed elettroniche. E poi, amici miei, i testi: finalmente tornano alla ribalta i testi, quelli che ci accarezzano dolcemente con la poesia ma sanno affrontare e più ancora immergersi nella vita reale; perché la vita non è fatta solo di miserie, di indignazione, di rabbia e di periferie violente ma anche e soprattutto di rapporti umani, di visioni, di ideali, di sensi e sentimenti, di piccole e grandi domande quotidiane e universali. A ben guardare, naturalmente solo se si aprono davvero gli occhi, la vita è tanto, tantissimo senso della meraviglia, quella che si può provare guardando un fiore, annusandone il profumo o, come ci suggerisce Rastelletti, comportandosi imitando l’animale lento per antonomasia, la lumaca, prendendosi così il tempo di gustarla fin nel profondo, la vita, e non di consumarla, di bruciarla o di gettarla via come immondizia.

La sana e laica sacralità della vita torna in scena, con Rastelletti. Coloro che con quell’ assoluta leggiadria riescono ad affrontare anche i temi più profondi, spesso anche decisamente impegnati e difficili da trattare, come succede a Maurizio per esempio con “Il Guardiano”, la canzone nata e ispirata dall’autismo e che dà il titolo al secondo album, sono persone da amare, da proteggere, tanto sono rare e preziose. Alla fine “Il Guardiano” risulta come una splendida canzone d’amore, perché qualunque stato emotivo umano alla fine è sempre e soltanto riconducibile al binomio odio o amore e Maurizio, col secondo, sa far volare alto chi lo ascolta.

“Canzoni che parlano d’amore. Perché alla fine, dai, di che altro vuoi parlare?” dice un altro splendido rappresentante della specie dei cantautori di razza, Brunori Sas, nella sua “Canzone contro la paura”. E’ vero, è così, perché alla fine in quella parola magica c’è tutto ciò che siamo o che vorremmo essere.

Davide Foschi

Intervista

– Decolliamo volando dritti al punto: cosa rappresenta la musica per te e quando è scoccata la scintilla per intraprendere il tuo cammino in qualità di autore, musicista e cantante? Da dove hai iniziato?

Immagino la musica nella sua forma fisica; onde sonore per comunicare l’astrattezza dei sentimenti umani. Espressione d’arte, con la quale l’Uomo definisce l’indefinibile. La musica, con le sue regole Universali, aperta anche alla sperimentazione e al concetto intuitivo del Multiverso. Infine la musica, come formidabile strumento di cura, per il corpo, lo spirito, la mente e l’Anima. Non c’è stata una data, un’ora ben definita della cosiddetta scintilla; è stato un processo maturato nel tempo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anni …, sino all’accettazione, alla presa di coscienza che la strada musicale, cantautorale, era quella che avrei dovuto intraprendere, perché così doveva essere. La coscienza di un Dono ricevuto per un benessere interiore da condividere con le anime affini, con coloro che navigano sulla rotta della medesima frequenza.

Forse uno dei momenti più importanti di questo processo evolutivo personale con la musica, è stato quando, a seguito di alcune lezioni di chitarra, mi chiesero di inventare, sulla base di scale pentatoniche, dei fraseggi musicali d’assolo; ebbene, quei fraseggi si trasformarono in linee melodiche per testi che avrei scritto successivamente. La chiusura di un cerchio, di qualcosa di innato e latente; alle origini furono piccoli progetti in forme libere e casuali, evolvendosi nel tempo in progetti maturi, completi e definiti, quali sono le composizioni. Non ho preconcetti riguardo la musica; come ho accennato prima, talvolta mi piace sperimentare, uscendo dai soliti schemi canonici. Quando lo faccio mi sento bene, più leggero, libero.

– Se tu potessi andare a cena con un grande musicista o un cantante, un gruppo musicale passato alla storia, chi immagini al tavolo con te? Siamo curiosi, raccontaci! Di cosa parleresti? Che cosa ti piacerebbe chiedergli?

Talvolta trovo delle affinità con Franco Battiato, in altre con Roger Waters dei Pink Floyd, in altre ancora con Giovanni Lindo Ferretti; poi, come dimenticare Demetrio Stratos e la sua sperimentazione estrema?

Non immagino una tavolata con pochi commensali o addirittura con uno solo; farei un torto a tanti grandi Maestri, indipendentemente dal genere espresso. Mi piacerebbe trovarmi con tutti coloro che, nel loro tempo, abbiano trovato una forma evolutiva e neo-espressiva del concetto musicale.

Paradossalmente, parlerei poco di musica; sarei interessato al loro aspetto Spirituale ed Umano; più che dei successi, chiederei degli insuccessi; chiederei di quegli aneddoti, segreti, mai svelati all’opinione pubblica.

Immagino una conversazione intima, dove tutti possano esprimersi liberamente e serenamente.

– Fai parte del Nuovo Rinascimento e di un’Associazione come “Verso un Nuovo Rinascimento APS” che ha a cuore la diffusione della Bellezza nella nostra società contemporanea, in tutti i settori. Che ruolo ha per te la Bellezza? Diceva Dostoevskij che la Bellezza salverà il mondo, tu cosa ne pensi?

Solo l’Amore salva e salverà il mondo.

La bellezza, nella sua oggettività materica, è limitante a sé stessa; la vera Bellezza sta negli occhi di chi guarda, nelle orecchie di chi ascolta, nelle mani di chi tocca; prediligo l’aspetto soggettivo della bellezza e nell’attrazione personale ed emotiva che si può trarne da essa.

– A Milano abbiamo aperto il nuovissimo Centro Leonardo da Vinci Art Expo, centro artistico-culturale di via Carlo Torre 24 dedicato alla Genialità; qual è la tua visione della genialità? Ti è mai capitato di pensare od esclamare la frase, rivolta a te stesso o a qualcun altro : “Sei un genio!” Descrivi, se ti ricordi, la situazione.

Il vero Genio è colui che intuisce prima degli altri, colui che riesce, in un certo senso, a piegare il tempo proiettandosi in avanti dando beneficio al processo evolutivo umanitario.

Genio è anche colui che, metaforicamente, ti prepara un pranzo o una cena completa, con antipasto, primo, secondo e dolce, avendo a disposizione solo farina, acqua sale, zucchero e poco di più.

Mi capitò una cosa simile quando, nell’ambito lavorativo non musicale di qualche anno fa, dovetti riparare un macchinario produttivo presso un cliente; avevo a disposizione pochi elementi di natura diversa e non del prodotto che necessitavo per la risoluzione immediata del problema; ebbene, assemblando in qualche modo quegli elementi a disposizione, ne creai uno e riuscii a far ripartire il ciclo produttivo.

– Una delle prerogative del nostro appuntamento annuale, il “Festival del Nuovo Rinascimento” è quella di unire mondi in apparenza diversi, come l’Arte e l’Economia, la Cultura classica e quella scientifica: tu, da autore musicale, cosa ne pensi?

L’arte, è nutrimento per l’Uomo.

Tutto ciò che rende armoniosa la vita, diviene essenziale e fondamentale per la vita stessa; un po’ come lo sono gli elementi, così diversi tra loro ma indispensabili per la nostra sopravvivenza.

Quando ci si trova in uno status armonioso, tutto diventa comprensibile; persino le dissonanze trovano senso e ragion d’essere.

– Atterriamo con gusto: sei a cena e dal tuo tavolo puoi ascoltare una splendida musica che accompagna le portate in arrivo. C’è anche un espositore con CD ed uno con dischi in vinile che puoi ammirare e chiedere di ascoltare! Noti anche opere d’arte ed un leggio che espone la Divina Commedia! Raccontaci ora il tuo menù ideale, dall’antipasto al dolce, vini inclusi. Orsù siamo in Italia!!

Immagino una cena accompagnata dalle note di Modest Petrovi? Musorgskij Quadri di un’esposizione (versione arrangiata per orchestra da Maurice Ravel).

Cena Lariana con note Valsassinesi (Lago e Monti)

Antipasto: portata Monet – Filetti di Lavarello in agrodolce, Alborelle in carpione, tagliere misto di formaggi Valsassinesi accompagnati da marmellata di cipolle e miele di acacia. Vino: Rosè di bassa gradazione, leggermente mosso.

Primo: portata Kandinsky – Spaghetti rossi con straccetti di missoltini, datterini gialli e rossi con spolverata di bottarga di lavarello. Vino: Pinot bianco, giallo paglierino, fermo 12/13°

Secondo: portata Picasso – Anguilla alla brace su letto di polenta bianca con tranci di bottarga di lavarello Vino: Rosso rubino, fermo 13/13,5°

Dolce: portata Fontana – barchetta di panna cotta alla vaniglia con riduzione di marmellata ai frutti bi bosco; il tutto servito su piatto nero (o di colore scuro). Vino: Passito 14°

In conclusione, a discrezione del commensale, caffè alla moka.

– Ora che ci salutiamo lascia che il pubblico che ti legge si ricordi di te anche attraverso un tuo pensiero sintetico. La tua frase è:

Plasmo l’IO, con l’Anima, lo Spirito e il Cuore.